Nell’ultimo decennio su internet, siamo passati da siti praticamente immobili, semplici da sfogliare e da interpretare a vere e proprie applicazioni web in grado non solo di gestire contenuti ma anche di ricevere e integrare informazioni provenienti dagli utenti in maniera automatica senza alcuna interruzione e senza alcun intervento da parte di operatori.

Si tratta di quello che quello che comunemente è identificato con “Web 2.0“, un nuovo modello di rete che pone al centro i contenuti e le informazioni e in un secondo piano le problematiche tecniche. Questo cambiamento è stato favorito dalla creazione di diversi strumenti informatici progettati per facilitare la gestione di queste nuove realtà e permettere di operare sui siti web anche a persone senza alcuna preparazione tecnica. Questi programmi sono noti con la sigla CMS (che sta per Content Management System, sistema di gestione dei contenuti) e sul mercato si trovano varie soluzioni, alcune delle quali molto specializzate, mentre altre sono molto più duttili e si prestano a molteplici usi.

La maggior parte di questi CMS si presenta come un sistema a più componenti: uno per la visualizzazione dei contenuti (il sito web vero e proprio), l’altro per la gestione degli stessi (una specie di plancia di comando, di fatto un altro sito web ad accesso ristretto che permette la gestione).

Una volta creata la struttura del sito (le sezioni che lo compongono, gli oggetti che devono essere associati ai contenuti ed altre cose), tutto è pronto per ospitare i prodotti redazionali sia interni che esterni. Il sito di gestione funziona in base a permessi gestiti dall’amministratore del sito. Questi può creare dei profili drasticamente differenti in modo che un redattore abbia le risorse necessarie per scrivere il suo pezzo ma non, per esempio, per modificare il layout della pagina iniziale o le componenti grafiche del sito.

Una struttura così delineata ha dei grossi vantaggi: creare un modello per i contenuti che renda il sito coerente in ogni sua parte e per questo particolarmente godibile da parte degli utenti, applicare un sistema di controllo piramidale come questo che abbassi notevolmente i tempi di intervento e manutenzione e soprattutto li faccia rientrare nell’attività straordinaria (restyling, upgrade e altro) e di conseguenza abbassi anche i costi di gestione.

Il modello di business attuale dei CMS è quello di essere open source e anzi, di permettere ad aziende terze, di creare ulteriori funzioni per il loro prodotto (i cosiddetti moduli) per ampliarne l’uso e gli utilizzi. Nel caso di Joomla il modulo Virtumart è un modulo per l’ecommerce fra i più utilizzati, giusto per fare un esempio. Tutti i modelli sono egualmente open source e utilizzabili gratuitamente dagli utenti. Alcuni sviluppi particolari possono essere messi in vendita da aziende che offrono in un unico pacchetto sia il software che la personalizzazione dello stesso.

In un ottica di questo genere, le aziende che producono e mantengono i software possono offrire sul mercato i loro servizi, mentre coloro che hanno le conoscenze tecniche necessarie per arrangiarsi possono farlo da soli. Si tratta, in questo modo di valorizzare le conoscenze acquisite.

Questo nuovo modello di rete si sta evolvendo continuamente sotto i nostri occhi e solo il futuro potrà dirci quali sono gli sviluppi che ci aspettano.